I terremoti in Italia non hanno frequenza e intensità che spesso osserviamo in alte lande del nostro Pianeta, ma anche in parte del nostro territorio prima o poi si potrebbe verificare un sisma devastante, di potenza pari, quantomeno a quelli visti nel passato.
Il vulcanologo Mario Mattia dell’Ingv, ovvero l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ente di Ricerca), in alcune interviste, tra cui quella pubblicata sul Messaggero sostiene che eventi catastrofici come quello di Catania del 1693 e del 1189, quando la città che contempla l’Etna fu rasa al suolo. Ma di aree a rischio sismi devastanti in Italia ce ne sono svariate.
Il vulcanologo Mario Mattia dice “non si può escludere, non c’è dubbio che ci sarà un terremoto catastrofico, ma non possiamo dire quando si verificherà”.
Cita anche aree ad alto rischio che qui abbiamo già parlato nel passato, e sono quelle di Ragusa e Siracusa, dove la faglia ibleo maltese ha procurato più volte eventi di tale intensità, da generare danni non solo in Sicilia.
Il Big One è un grosso terremoto di maggiore intensità di quelli che abbiamo visto negli ultimi 40 anni, e che cagionerebbe moltissime vittime.
La faglia che passa sotto la Sicilia orientale è in grado di generare sismi con Magnitudo 8. E di terremoti maggiori a 8 della scala Richter nel Mondo sono abbastanza rari. Il 28 gennaio 2020, un sisma di Magnitudo 7.7 si è avuto nei Caraibi devastando l’isola di Porto Rico, dove si ebbe una strage. L’isola nota per le sue bellezze, ma anche per i vari cantanti di successo mondiale, sorge nel bordo della placca tettonica caraibica.
In Italia, però, non è solo la Sicilia (Messina nel 1908, Magnitudo 7,1 con forse 80.000 vittime) che rischia sismi di tale intensità, ma ci sono anche altri territori, tra cui parte della Calabria, l’Abruzzo (Avezzano 7.0 di Magnitudo il 13 gennaio 1915 con oltre 30 mila morti), la Campania (Irpinia del 1980), il Friuli (1976 Magnitudo 6,5). In Basilicata e Campania (Irpinia 1980 Magnitudo 6,9).
Le aree a rischio sismico sono indicate dall’Ente di Ricerca italiano, che per altro dopo il forte sisma dell’Emilia ha aggiunto anche aree che parevano esenti da sismi intensi. Ma non parliamo di Big One, comunque, questo potrebbe avvenire solo nelle aree che storicamente hanno visto i maggiori terremoti.
The Big One è un termine giornalistico utilizzato negli USA e importato in quasi tutto il Mondo, per descrivere un forte, anzi, il grande terremoto che colpirebbe la California, come effetto dell’elevato accumulo di energia nella faglia di Sant’Andrea estesa ben circa 1200 km. Ebbene, anche le faglie nelle aree mediterranee non sono trascurabili come ampiezza.
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