
Per molti anni sono stati effettuati studi ed esplorazioni nei pianeti del sistema solare. Nessuno di questi aveva quelle caratteristiche che rendono la Terra ospitale per gli esseri viventi. Il motivo principale è la mancanza di acqua, indispensabile alla vita. Questo è il pensiero che si è protratto fino ad ora, quando un esperimento italiano ha completamente cambiato le carte in tavola.
L’esperimento che sradica le certezze comuni
L’esperimento in questione è stato realizzato a Milano, si è svolto al Politecnico di Milano. Quest’ultimo ha agito in collaborazione con la Ohb Italia. Questa azienda è la capocommessa (o ‘prime contractor’, se vogliamo attenerci al termine in uso) del programma Isru. Cosa vuol dire tutto questo? In termini più semplici, un’azienda capocommessa è responsabile del prodotto, pur affidandone alcune parti di produzione ad altre aziende. Questo è possibile perché ha ottenuto per la fornitura di beni una commessa, appunto. Chiarito questo punto, di cosa si occupa il programma Isru?
Il programma Isru
Nel dettaglio, il programma Isru si riferisce letteralmente alla ‘In-Situ Resource Utilization’: utilizzo delle risorse localmente. Questo programma appartiene all’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e vi contribuisce anche l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Senza dubbio si tratta di un grande pregio della nostra nazione che dimostra di ospitare scienziati competenti e innovativi. Di certo si tratta di informazioni utili a tutti i paesi del nostro pianeta ma è sempre motivo di orgoglio possedere la paternità di una scoperta di tale portata.
Cosa è stato scoperto in questo esperimento?
Questo esperimento italiano ha dimostrato che è possibile produrre acqua sulla luna nonostante non siano presenti fonti di acqua sul nostro satellite. Il punto di partenza di questo esperimento, condotto da Miche’ De Lavagna è stato il ritrovamento sul territorio lunare della regolite. Da questo materiale che appare molto simile alla sabbia è stato estratto ossigeno. Questa fase dell’esperimento si è svolta grazie a un impianto realizzato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico.
Il punto di svolta è stato riguardo l’alimentazione dell’impianto: un materiale molto simile alla regolite che sembra contenere alcuni minerali presenti anche sulla Terra. Il grande risvolto positivo di questa scoperta è una rivoluzione per le spedizioni spaziali. Innanzitutto, l’equipaggio delle missioni lunari potrà contare su un sistema di sostentamento prolungato nel tempo. Secondariamente, le future basi lunari saranno indipendenti da sistemi a cielo aperto, i quali necessario di un continuo rifornimento dalla Terra. La combinazione di questi due fattori è un sistema più agevole e contenuto nei costi.
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