La Sicilia orientale è un’area densamente popolata. La natura dei suoli ha una recente origine tettonica le cui tracce ad oggi più note sono quelle del vulcano più alto d’Europa: l’Etna. Eppure, in tal territorio ci sono quelle che potremmo definire “bombe telluriche” che prima o poi faranno un disastro.
Nella parte orientale della Sicilia ci sono diverse faglie, però quella più rilevante è quella Ibleo-Maltese, che potrebbe avere un potenziale sismico che è tra i maggiori d’Europa: Magnitudo 8, come ampiamente documento di INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Un terremoto di tale importanza sarebbe devastante, distruttivo, con danni importanti anche in edifici antisismici.
In Italia dal 1900 a oggi si sono verificati circa 15 terremoti con magnitudo superiore a 6.0. I maggiori restano quelli di inizio Novecento in Calabria (1905, magnitudo 7.2) e in Sicilia (1908, magnitudo 7), seguiti dal terremoto dell’Irpinia del 1980 (magnitudo 6.9). Di quelli recenti, il più intenso terremoto è stato quello del 30 ottobre 2016 vicino a Norcia, con una magnitudo di 6.6.
E’ noto a tutti cosa provocano in Italia terremoti così violenti, ed un terremoto di magnitudo 8 sarebbe una catastrofe, specie in aree come l’Italia che non hanno adottato politiche di prevenzione sismica come in Giappone, dove la scossa terribile di 9.0 avvenuta in mare l’11 marzo 2011 è stata causa di un potente tsunami, oltre che di danni ingenti fin sino alle porte di Tokyo. Ma sismi di 8.0 gradi come magnitudo, con epicentro in aree abitate, sarebbero comunque causa di danni ingenti anche in Giappone.
Il Giappone è il Paese al Mondo più all’avanguardia nell’affrontare un pericolo frequente, per loro, come i terremoti. Da loro i sismi oltre la magnitudo 6.0 sono stati nei secoli numerosi, e dopo l’adozione di drastiche misure di prevenzione, per tali sismi, gli edifici subiscono lievi danni. Ma in quella popolatissima terra, i terremoti sono tra i più potenti al Mondo, e nella storia vi hanno causato molte migliaia di vittime. E parecchi terremoti, data la loro intensità, hanno anche generato tsunami.
Nel 2011, il terremoto del Giappone causò 15.894 vittime, 5.314 feriti, ma con un elevato numero di dispersi: 4.647. Ma potremmo definirlo un cataclisma.
Come si diceva, la Sicilia orientale, in specie l’area della provincia di Ragusa, sono influenzati dai movimenti della faglia ibleo-maltese.
Tra il 9 e 11 Gennaio del 1693 si ebbero due potentissime scosse di terremoto che furono talmente intense da devastare l’intera Sicilia sud-orientale. Furono rasi al suolo molti centri abitati e i danni si estesero sino a Palermo, Catania, alla Calabria meridionale e persino a Malta.
Ma di terremoti devastanti dovuti a tale faglia se ne ebbero nel 1169, il 1542 e quello citato del 1693, la cui scossa fu avvertita sino in Tunisia. Fonti storiche testimoniano che entrambe le scosse sismiche furono accompagnate da tsunami che investirono la costa della Sicilia orientale. I terremoti del 1169 e 1693 hanno sprigionato energia stimata sino a circa 7.7 di Magnitudo (fonte INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).
I tempi di ritorno di sismi di tale intensità sarebbero di 866 anni, mentre di scosse non trascurabili di appena sopra i 5 di Magnitudo circa, ed anche meno di 300 anni.
Ma quel che più appare rilevante sono i potenziali di scossa fin quasi Magnitudo 8. Un valore imponente anche per il Giappone.
Uno dei più recenti sismi della zona è stato quello del 13 Dicembre del 1990 (magnitudo 5.6) che provocò 17 morti ed oltre 15.000 senza tetto.
Nella storia recedente d’Italia, i terremoti sopra i 6 di Magnitudo provocano danni ingenti, e nel nostro Paese anche numerose vittime. E ciò anche ai tempi recenti. Lo abbiamo vissuto innumerevoli volte.
Comunque, anche nel più attrezzato Giappone un sisma di 6 come Magnitudo potrebbe causare vittime, feriti e danni ingenti nelle aree dell’epicentro.
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