Chi non ha mai pensato che le ciliegie che si trovano al supermercato o dal fruttivendolo costino “quanto un occhio della testa”? Chi non è stato almeno una volta disincentivato all’acquisto proprio per il prezzo eccessivo a cui vengono vendute?
La Coldiretti Puglia e CIA Agricoltura Puglia hanno lanciato da pochi giorni una notizia che ha creato scandalo tra l’opinione pubblica: le ciliegie costano al consumatore fino a quindici volte di più di quanto vengano pagate al produttore iniziale.
In particolare, le due specie di ciliegia Georgia e Bigarreau, fanno fatica ad essere collocate sul mercato, proprio per il divario tra il prezzo a cui vengono acquistate in campagna e il prezzo a cui vengono vendute dalle grandi distribuzioni.
All’agricoltore vengono pagate, infatti, solo un euro al chilo, tanto che la conclusione a cui l’associazione dei produttori è arrivata è che non convenga nemmeno raccoglierle. Il “contadino” pugliese passa tutto l’inverno a salvare i frutti dal gelo e dalle grandinate, utilizzando sempre più spesso moderni (e dispendiosi) sistemi di vaporizzazione di acqua che servono a preservare le fioriture, per poi venderle a solo un euro al chilo, rischiando spesso e volentieri di rimetterci dal punto di vista economico. Ci si aspettava che con il nuovo anno il prezzo pagato agli agricoltori potesse essere riequilibrato in positivo, ma così non è stato.
E al consumatore non conviene nemmeno comprarle, dato il prezzo eccessivo. Una recente ricerca di mercato dimostra, ad esempio, come una catena di distribuzione commerciale a Milano sia arrivata a vendere le ciliegie pugliesi ad un prezzo di 16 euro al chilogrammo, mentre al produttore vengono pagate solo un euro al chilo (prezzo che riesce a malapena a coprire i costi di raccolta).
Per una Regione come la Puglia, che produce circa il 40% delle ciliegie messe in commercio in Italia, il prezzo eccessivo a cui il prodotto viene immesso sul mercato costituisce un enorme problema, soprattutto se si tiene conto della crisi economica che sta attraversando il nostro Paese nel periodo legato alla pandemia e al post-pandemia da Covid-19.
Ad essere particolarmente penalizzata è soprattutto l’area metropolitana di Bari: tra il nord e il sud-est della provincia barese, infatti, viene prodotta la maggior parte delle ciliegie italiane, in quanto la zona riserva a tale coltivazione circa 17mila ettari dei 20mila di tutta la Regione.
Come sostiene il Presidente della CIA Agricoltura Puglia, siamo di fronte a un vero e proprio sfruttamento da parte delle grandi società di distribuzione commerciale, le quali si arricchiscono in danno degli agricoltori locali, disincentivandoli peraltro alla coltivazione di uno dei prodotti italiani per eccellenza.
In Puglia la situazione è molto più grave rispetto ad altre Province italiane, dove al momento di registrano prezzi superiori “solo” di 3 o 4 volte il costo di acquisto dal produttore iniziale.
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