
Prevedere l’avvento di un’eruzione vulcanica è molto complesso, soprattutto se si tratta di un’eruzione di tipo Stromboliano, che rappresenta una delle tipologie più imprevedibili mai studiate dai vulcanologi.
Nel 2019, però, alcuni ricercatori dell’dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) delle sezioni di Roma 1, di Pisa e dell’Osservatorio etneo di Catania, attraverso uno studio che andava ad analizzare l’attività parossistica del vulcano che prende nome dall’omonima isola, scoprirono delle variazioni nella conformazione del terreno, che si manifestavano alcune settimane prima dell’eruzione.
Informazioni importanti derivano dalle parole dei vulcanologi Daniele Andronico ed Elisabetta De Bello.
Daniele Andronico ci spiega come le analisi derivanti dai depositi successivi all’azione parossistica, rilevata soprattutto in corrispondenza di zone strategiche come il molo dei traghetti e la pista degli elicotteri.
Elisabetta De Bello, vulcanologa, evidenzia come l’analisi con le telecamere di videosorveglianza, ha permesso di studiare la velocità di propagazione e l’estensione della nube vulcanica, ed è emerso come alcune settimane prima dell’eruzione si assistette ad una variazione repentina nelle caratteristiche della nube.
Le scoperte venute a galla hanno permesso di confermare come le attività di eruzione fossero iniziate settimane prima rispetto all’evento vero e proprio.
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