
Agli albori della meteorologia moderna, dapprima della diffusione dei modelli matematici di previsione, la tradizione popolare contadina aveva un’importante rilevanza. Per altro, anche i manuali di meteorologia citavano i vari dette popolari.
Nei tempi moderni abbiamo deriso ogni i vecchi popolari, ma ogni anno, specie quello della Merla entra nelle grazie dei siti meteo e della stampa.
I Giorni della Merla sono il 29, 30 e 31 Gennaio. La tradizione popolare li indica come i giorni più freddi dell’anno. E dice che se i “Giorni della Merla saranno freddi, allora la Primavera sarà bella; se sono caldi, la Primavera arriverà in ritardo”.
In una visione d’insieme, però questa previsione diventa soggettiva, anche nel contesto italiano, persino in quello di una regione o provincia. Ad esempio, in Valpadana le nebbie con inversione termica, da circa due mesi determinano clima rigido, con numerose giornate grigie e notti gelide. In montagna ed in collina il clima è decisamente più mite rispetto alla media.
Seguendo le indicazioni del detto indicato dai giorni della merla, chi vive in pianura dovrebbe attendersi una bella primavera, con meteo piacevole. Chi vive colline montagna invece dovrebbe attendersi maltempo e freddo, con una primavera tardiva.
Questi detti popolari sono una sorta di proverbi, perciò la loro validità è solo della storia, e non c’è nessun supporto scientifico per poter avvalorarla.
I detti popolari sono oggi solo una tradizione che conserviamo con cura perché fanno parte della storia della meteorologia come “il rosso di sera bel tempo si spera”, o ancora, “cielo a pecorelle, pioggia a catinelle e via”.
Obiettivamente, il mese di Febbraio minaccia d’essere cattivello assieme a quello di Marzo, con eventi meteo estremi. Ma forse ancor peggio potrebbero essere Aprile se non Maggio, come ormai da tradizione confutata dal nuovo clima che è generato dai cambiamenti meteo climatici.
Ormai, sembrano essere divenute comuni le gelate tardive che si verificano in Aprile, e che danneggiano i raccolti. Sono divenute consuete le immagini con i focolari accesi nei campi di vite per salvare i raccolti.