
Il cavo Curie, ovvero il collegamento in fibra ottica che unisce la California al Cile, diventerà un sensore sismico in grado di rilevare anche gli tsunami.
Uno studio condotto nell’ottobre 2021 dal California Institute of Technology e pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, ha dimostrato come sia possibile utilizzare questo cavo per la prevenzione dei fenomeni sismici.
Nell’equipe che ha redatto il lavoro c’è anche il Professor Antonio Mecozzi dell’Università de L’Aquila.
Il cavo Curie, inaugurato nel novembre 2019, collega la città di Los Angeles con quella cilena di Valparaiso. Esso possiede una lunghezza di circa diecimila chilometri ed è costituito da sole quattro fibre ottiche che, nel totale, raggiungono un diametro totale di appena due centimetri.
Tali collegamenti in fibra ottica, stando a quanto constatato dai ricercatori, risultano essere sensibili alle variazioni di temperatura e alla pressione che viene esercitata dalle correnti marine.
Quindi, secondo i ricercatori, monitorando tali variazioni, è possibile valutare e prevedere l’insorgenza dei fenomeni sismici dei fondali oceanici.
Il professor Mecozzi ha spiegato che, valutando la velocità della luce all’interno della fibra ottica, è possibile comprendere se vi è o meno un’attività sismica.
Le vibrazioni, infatti, causano una riduzione della velocità della luce nel suo percorso. Misurando il tempo impiegato dalla luce a compiere il tragitto si può dedurre se vi sono stati o meno dei rallentamenti.
Gli studiosi, dopo quasi un anno di monitoraggio, hanno registrato, proprio grazie alla valutazione della velocità della luce, la presenza di trenta maremoti e di circa venti scosse sismiche.
Secondo Mecozzi tale scoperta può diventare uno dei metodi di prevenzione sismica più semplici ed efficaci da poter utilizzare.
Discussion about this post