Il 18 gennaio del 2017 a Rigopiano, una valanga si staccò dal Monte Sella e, nella sua corsa verso valle, ha finito per investire l’hotel Rigopiano, rendendo impossibile per le persone all’interno della struttura la fuga.
Questa vicenda ha tenuto banco in tutte le principali testate giornalistiche, dato che le richieste di aiuto a seguito delle difficili condizioni climatiche erano giunte già prima che avvenisse il disastro, senza che queste fossero state accolte per tempo.
La valanga è durata pochi istanti, circa un minuto e mezzo, ma il tempo è stato fatale per le 29 persone rimaste intrappolate sotto l’enorme coltre di neve depositatasi sull’albergo.
L’evento geologico è stato studiato nel dettaglio da vari istituti, tra i quali spiccano INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), il Politecnico di Torino, l’istituto svizzero WSL per la ricerca delle valanghe e l’Università di Monaco.
Per definire la finestra temporale, gli studiosi si sono anche e soprattutto basati sui messaggi e sulle telefonate di aiuto, così da avere un arco temporale preciso del fatto avvenuto. Si è rilevato che l’ultima telefonata sia stata effettuata alle 16:30 italiane, mentre l’ultimo messaggio WhatsApp, o meglio sarebbe dire tentativo di invio, è stato effettuato alle ore 16:54.
Quindi si è potuta restringere la finestra temporale a soli 24 minuti. Da qui, si sono potute analizzare le scosse sismiche relative a quella zona e a quell’arco temporale, le quali possono essere ricondotte al distacco di una valanga.
In quei 24 minuti di finestra utile, gli studiosi hanno rilevato che la stazione GIGS, la quale si trova al di sotto del Gran Sasso, aveva rilevato un segnale anomalo, compatibile con il distacco di una valanga proprio in quella zona.
Dallo studio sono emerse come tre scosse sismiche a distanza di pochi secondi l’una dall’altra, anche se resta ancora un mistero come una valanga superficiale possa trasmettere onde sismiche nel sottosuolo.