(TEMPOITALIA.IT) Negli ultimi decenni, il meteo delle Alpi ha mostrato cambiamenti significativi, soprattutto per quanto riguarda le precipitazioni nevose. Che in Pianura Padana nevichi meno ce ne siamo accorti tutti. Ma in quota? Come cambia la solfa?
Nevicate a bassa quota: un fenomeno sempre più raro
Nelle zone di bassa montagna e in pianura, le temperature durante le precipitazioni invernali sono spesso vicine al punto di fusione, circa 0 gradi Celsius. Questo rappresenta un fattore critico per la conservazione dei fiocchi di neve fino al suolo. Negli ultimi decenni, l’aumento significativo delle temperature ha portato a una riduzione delle nevicate, che sono diventate sempre più rare e sporadiche.
In Pianura Padana, per esempio, le nevicate che una volta erano comuni anche durante episodi di Scirocco miti, ora si trasformano quasi sempre in pioggia. Questo cambiamento è particolarmente evidente durante i mesi di Dicembre e Gennaio, quando in passato le nevicate erano più frequenti e abbondanti.
Nevicate stabili o persino in aumento in alta quota!
A differenza delle zone di bassa montagna, le variazioni di neve fresca nelle regioni di media e alta montagna sono meno pronunciate e non statisticamente significative. Nonostante l’incremento generale delle temperature, le condizioni invernali a queste altitudini rimangono ancora sufficientemente fredde per permettere la formazione di neve.
In alta quota, infatti, le temperature restano ampiamente sotto 0 gradi, rendendo la temperatura un fattore meno critico rispetto alla quantità di precipitazioni. Pertanto, la presenza o meno di nevicate in alta montagna è principalmente determinata dalle precipitazioni totali piuttosto che dalle variazioni di temperatura.
L’impatto del riscaldamento globale sulle nevicate nelle Alpi
La diminuzione delle nevicate di neve fresca nelle Alpi è stata particolarmente accentuata negli ultimi quaranta anni, un periodo caratterizzato da un’accelerazione del riscaldamento atmosferico. Questo fenomeno ha modificato la frequenza e l’intensità delle nevicate, specialmente nelle aree a bassa quota. Con l’aumento delle temperature globali, anche le Alpi hanno sperimentato inverni più caldi, con conseguenti riduzioni nelle quantità di neve fresca.
Manovre europee che condizionano la neve
L’analisi climatica ha evidenziato che la frequenza e l’intensità delle nevicate a bassa quota sono strettamente legate alle circolazioni atmosferiche associate a fasi negative degli indici NAO (North Atlantic Oscillation) e AO (Arctic Oscillation).
Questi indici rappresentano la variabilità delle pressioni atmosferiche e delle temperature nel Nord Atlantico e nella regione artica. Durante le fasi negative di questi indici, il vortice polare tende a essere più debole, consentendo a masse di aria fredda di spingersi verso Sud, colpendo le Alpi e il Mediterraneo. Questo tipo di configurazione atmosferica favorisce abbondanti nevicate a basse altitudini.
Tuttavia, negli ultimi decenni, la correlazione tra neve fresca e questi indici è diventata più marcata, suggerendo che le nevicate a bassa quota sono sempre più dipendenti dal verificarsi di condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli, che non sono più così frequenti come in passato.
Cambiamenti nelle configurazioni meteorologiche e il futuro delle nevicate alpine
Mentre in passato le nevicate a bassa quota si verificavano anche in presenza di condizioni meteorologiche marginali, oggi sono necessari scenari più estremi per garantire neve al suolo. Le condizioni di Alta Pressione e l’Anticiclone, che portano cieli sereni e tempo stabile, sono sempre più comuni, riducendo ulteriormente le possibilità di nevicate.
Inoltre, le correnti di aria calda provenienti dal Sud, associate a condizioni di Scirocco, che una volta erano compatibili con nevicate moderate in Pianura Padana, ora portano quasi esclusivamente pioggia a causa delle temperature più alte.
Un problema sono i pochi dati a disposizione
Un limite significativo delle attuali ricerche sulle nevicate nelle Alpi è la mancanza di serie di dati secolari e continuativi di neve fresca sopra i 1500/2000 metri di altitudine. Molte delle stazioni di rilevamento sono situate a quote più basse, dove i cambiamenti climatici hanno un impatto più evidente sulle nevicate.
Questi dati permetteranno di ottenere una visione più completa e accurata delle tendenze delle nevicate nelle Alpi, specialmente a quote più elevate, dove l’impatto del cambiamento climatico potrebbe essere meno pronunciato ma non meno significativo per l’ecosistema alpino e per le attività umane. (TEMPOITALIA.IT)










