Osservando i modelli matematici di previsione meteo, emerge qualcosa di straordinario rispetto agli ultimi inverni: una variabilità estrema causata dall’intrusione continua di aria molto fredda proveniente dalle regioni artiche verso l’Italia, con il modello matematico europeo che prevede addirittura l’arrivo di aria polare.
La proiezione del Centro meteo europeo è molto estrema e necessita di conferme. Tuttavia, è importante ricordare che i modelli matematici offrono probabilità su eventi atmosferici e delineano possibili scenari di evoluzione meteo, senza essere frutto di fantasia.
Il modello europeo prospetta, nei prossimi giorni, condizioni meteo estremamente invernali, con l’ingresso di aria polare sull’Italia, accompagnata da masse d’aria umida mediterranea. Questo potrebbe portare a nevicate diffuse in molte regioni. Secondo le previsioni attuali, le nevicate potrebbero interessare in particolare il settore tirrenico e il Nord Italia, inclusa la Pianura Padana. Da metà gennaio, infatti, questa zona solitamente esce dalla fase di siccità tipica del culmine dell’inverno, avviandosi verso una stagione di precipitazioni che culminerà in primavera, ma che può portare abbondanti nevicate fino alla prima decade di marzo.
In tale contesto, c’è il rischio che l’intera Italia venga investita da una fase di freddo intenso, con precipitazioni che potrebbero verificarsi a quote sempre più basse. Inoltre, il riscaldamento globale aumenta l’umidità nell’atmosfera, rendendo le precipitazioni più abbondanti. Quando le temperature sono basse, ciò si traduce in nevicate copiose.
L’intrusione di aria fredda può generare, soprattutto nelle regioni settentrionali, un cuscinetto d’aria fredda stabile, in particolare in Val Padana. Questo favorirebbe nevicate abbondanti durante il passaggio di perturbazioni.
Nelle regioni centrali, la neve dipenderà dalle correnti in arrivo. Se queste scenderanno dalla valle del Rodano, saranno maggiormente coinvolte le aree tirreniche, con la possibilità di neve in città come Firenze e persino Roma. Sebbene non vi sia una conferma certa, l’interazione tra masse d’aria polare e l’umidità del Mar Mediterraneo potrebbe generare nevicate in queste zone.
Le regioni adriatiche sono invece influenzate da correnti nord-orientali che, grazie all’apporto di umidità dall’Adriatico, intensificano il freddo proveniente dai Balcani. In questo caso, le precipitazioni nevose potrebbero non raggiungere le aree tirreniche, a meno che non si instauri un flusso umido da ovest, come accaduto nel febbraio 2018 con la neve a Roma e Napoli.
La Sardegna sarà esposta alle correnti fredde dalla valle del Rodano, con nevicate possibili anche a quote basse. L’isola, oltre a essere colpita da precipitazioni e freddo, potrebbe affrontare periodi ventosi con variazioni di temperatura causate dallo scontro tra diverse masse d’aria.
Nelle regioni meridionali, si prevede una forte variabilità. Recentemente, il passaggio di aria fredda di origine artico-marittima ha causato nevicate copiose sotto i 400 metri e autentiche tormente oltre gli 800 metri. Anche la Sicilia potrebbe essere interessata da maltempo ricorrente, dovuto alla formazione di basse pressioni tra il Nordafrica e il basso Mediterraneo. In queste aree, il clima invernale si prospetta nettamente diverso rispetto agli ultimi anni.
In questo contesto di estrema variabilità atmosferica, è possibile che molte località registrino le nevicate più intense degli ultimi 15 anni. Tuttavia, va ricordato l’inverno del 2012, quando nevicate di portata storica colpirono l’Emilia-Romagna e altre regioni, causate dall’incontro tra correnti siberiane e aria umida mediterranea. In quell’occasione, la neve raggiunse persino Roma e le coste della Sardegna.
L’evoluzione meteo rimane estremamente complessa e dinamica, come dimostrano i modelli matematici che, seppur con incertezze, forniscono indicazioni importanti sul lungo termine.