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Meteo verso un Gennaio con eccesso di Neve e poi Gelo in Italia

Federico De Michelis di Federico De Michelis
04 Gen 2025 - 12:30
in A La notizia del Giorno, A Prima Pagina, A Scelta della Redazione, Meteo News, Zoom
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Il meteo è in rapido mutamento

Il cambiamento climatico sta producendo una serie di effetti estremamente evidenti sul nostro pianeta. Nelle ultime decadi, il graduale incremento della temperatura globale ha modificato l’andamento delle stagioni, determinando fenomeni che spesso appaiono anomali rispetto a quanto eravamo abituati a osservare in passato. Basta notare l’alternanza tra ondate di calore tipiche dell’estate e raffreddamenti intensi che possono giungere persino nei mesi più caldi, sebbene tali episodi freddi abbiano generalmente durata inferiore rispetto agli anni passati. Questo mutamento termico è attribuito alla crescita dei gas serra in atmosfera, che intrappolano il calore e favoriscono un innalzamento dei valori termici su scala globale.

 

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Gli studi condotti da numerosi centri di ricerca sottolineano come l’eccesso di energia termica nell’atmosfera non significhi assenza di fredde irruzioni, bensì una maggiore instabilità e la possibilità di scambi violenti di masse d’aria. L’inverno 2024-2025, soprattutto nell’intero emisfero Nord, sta mettendo in luce questa tendenza: impennate di calore e colate fredde si susseguono con maggiore frequenza, causando rapide oscillazioni della colonnina di mercurio. Ciò si traduce in un clima decisamente dinamico, con repentini passaggi da fasi relativamente calde a periodi di gelo che possono sfociare in condizioni meteorologiche estreme.

 

L’inverno 2024-2025 in Europa

In Europa, e in modo particolare in Italia, è possibile riscontrare un incremento di fenomeni estremi di stampo invernale. Le simulazioni dei modelli matematici suggeriscono che, con l’avanzare di gennaio, si svilupperanno raffiche d’aria decisamente più fredde rispetto alle settimane precedenti. In particolare, attorno a venerdì 10 gennaio è prevista un’intrusione d’aria gelida che potrebbe persistere anche nella giornata di sabato, estendendosi poi ai giorni successivi. Tale fase non sarà un episodio isolato, poiché sembra plausibile che una nuova irruzione di gelo possa concretizzarsi la settimana successiva, e ulteriori masse d’aria molto fredde potrebbero discendere verso il cuore dell’Europa, interessando anche diverse aree della Penisola.

 

Il fenomeno più interessante di questo avvio di stagione è la mutevolezza delle perturbazioni: il loro percorso verso il Mar Mediterraneo si sta facendo più netto, coinvolgendo non soltanto le regioni centrali e meridionali, incluse Sardegna e Sicilia, ma anche il Nord Italia. In aggiunta, la regione alpina verrà raggiunta da correnti più umide e fredde, favorendo nevicate fino a quote collinari o addirittura in pianura padana, dove l’assenza di precipitazioni nevose ricorrenti è divenuta una costante dal 2013 in poi. Il ritorno della neve in bassa quota potrebbe rappresentare una novità piuttosto rilevante e simbolica, vista la lunga fase di sostanziale siccità nevosa sperimentata negli ultimi inverni.

 

Possibili dinamiche atmosferiche in Italia

In Italia, è noto come l’inverno sia fortemente condizionato dal posizionamento delle aree di alta pressione. Quando l’anticiclone tende a espandersi verso le Isole Britanniche, si crea un canale preferenziale per l’afflusso di masse fredde provenienti dalla Scandinavia, dalle zone polari e persino dall’area della Siberia. Questa configurazione, se dovesse persistere, risulterebbe alquanto rischiosa per le condizioni meteorologiche italiane, perché favorirebbe ulteriori ondate di gelo capaci di coinvolgere gran parte del territorio nazionale. Al momento non esiste una certezza assoluta sull’avverarsi di un tale scenario, ma i segnali indicano un inverno più dinamico rispetto a quanto osservato negli anni recenti.

 

È inoltre fondamentale considerare che il mutamento climatico non esclude la comparsa di periodi molto miti anche in pieno inverno. In molte circostanze, infatti, l’aria calda proveniente dall’Africa può risalire il Mar Mediterraneo, innalzando sensibilmente la temperatura e generando giornate quasi primaverili. Questo alternarsi di episodi estremi, da un lato periodi freddi accompagnati da nevicate, dall’altro impennate termiche eccezionalmente elevate, disegna una stagione invernale particolarmente variabile.

 

Allo stesso modo, nevicate e precipitazioni più abbondanti potrebbero interessare la dorsale degli Appennini, dove la neve tornerà a imbiancare le quote medie, offrendo un ritorno a situazioni più tradizionali per la stagione fredda. Le regioni settentrionali e alcune zone centrali potrebbero sperimentare una maggiore incidenza di nevicate a bassa quota. La pianura padana, in particolare, dovrebbe assistere a fiocchi più frequenti, fattore che si era quasi estinto negli ultimi anni, pur essendo una caratteristica tipica del suo clima continentale invernale.

 

L’influenza del riscaldamento globale sulle correnti atmosferiche

Le cause di un inverno tanto dinamico risiedono nella modifica della circolazione atmosferica su scala planetaria. L’aumento della temperatura globale, determinato prevalentemente dall’accumulo di gas serra quali anidride carbonica e metano, comporta un maggiore contenuto di energia nel sistema climatico. Questa energia supplementare genera contrasti termici più marcati tra diverse masse d’aria, poiché zone più calde e aree ancora molto fredde si trovano a contatto più ravvicinato.

 

La corrente a getto (il flusso di venti forti in quota) tende a ondularsi maggiormente, consentendo alla massa d’aria gelida di scivolare più a sud con più facilità, mentre i flussi caldi possono innalzarsi a latitudini un tempo inusuali. Pertanto, quando si instaura un blocco anticiclonico sulle Isole Britanniche, il freddo polare o siberiano può penetrare verso l’Italia e il resto dell’Europa. Al contempo, se l’alta pressione si sposta ulteriormente a est, può favorire la risalita di masse calde e secche verso il Mar Mediterraneo.

 

Proprio da questa configurazione derivano le incertezze sui prossimi mesi: potrebbe verificarsi un prolungarsi della fase fredda, con ulteriori fronti perturbati che producono neve a bassa quota, oppure potrebbe manifestarsi una fase relativamente mite, magari caratterizzata da nebbie nelle pianure e un rialzo delle temperature. L’elemento che appare costante è la forte variabilità, divenuta il vero marchio distintivo delle stagioni negli ultimi anni.

 

Futuri possibili scenari

È importante non trascurare che l’attuale rotta del clima in Italia e nel resto dell’emisfero Nord potrebbe proseguire anche nelle prossime stagioni, con una crescente intensità degli estremi meteorologici. Le scienze atmosferiche suggeriscono che il riscaldamento dell’Artico, fenomeno noto come amplificazione artica, agisce da volano per le configurazioni anomale della corrente a getto. Di conseguenza, assisteremo probabilmente a inverni ancora più altalenanti, dove periodi rigidi si affiancheranno ad anomalie calde.

 

Questo meccanismo accentuato di instabilità si ripercuote anche sui regimi di precipitazione: eventi piovosi più violenti, nevicate abbondanti concentrate in brevi intervalli e conseguenti rischi idrogeologici sono tutti elementi che potrebbero intensificarsi. La stessa agricoltura, fortemente dipendente dalle condizioni meteo, subirà l’impatto di questi capovolgimenti improvvisi, dovendo far fronte a gelate tardive o caldi precoci. Anche il settore turistico, in particolare quello che gravita attorno agli sport invernali, dovrà adattarsi a una neve che potrebbe risultare più irregolare sia in termini di distribuzione temporale sia in termini di quantità.

 

Non va dimenticato il ruolo dell’Africa, le cui masse d’aria desertiche portano fiammate africane che si manifestano sempre più di frequente in ogni fase dell’anno. Questa continua altalena termica, che un tempo appariva circoscritta a eventi eccezionali, sta diventando una realtà più concreta. Diventa quindi imprescindibile predisporre strumenti di prevenzione per mitigare gli impatti delle ondate di caldo, così come le conseguenze dei raffreddamenti estremi su trasporti, agricoltura e salute pubblica.

 

Conclusioni e prospettive

La situazione che si prospetta per l’inverno 2024-2025 in Italia è dunque caratterizzata da una maggiore incidenza di episodi freddi e da un ritorno più significativo della neve anche a quote basse, specialmente sul Nord Italia e lungo gli Appennini. L’esempio della possibile irruzione di gelo del 10 gennaio, proseguendo anche oltre il fine settimana e sfociando forse in nuove offensive fredde nelle settimane successive, testimonia la notevole variabilità di un periodo in cui, parallelamente, potrebbero verificarsi impennate di calore a causa dell’afflusso di aria mite dall’Africa.

 

Questo quadro meteorologico così articolato non deve però sorprendere, se consideriamo che il riscaldamento globale ha già alterato l’equilibrio atmosferico, favorendo gli scambi termici violenti e intensificando le oscillazioni della corrente a getto. Nonostante ciò, permane un certo margine di incertezza in merito alla precisa evoluzione dei prossimi mesi, poiché i modelli climatici non riescono a fornire previsioni infallibili sugli eventi di blocco anticiclonico e sull’esatto tracciato delle perturbazioni.

 

È tuttavia plausibile ipotizzare che le future stagioni, sia invernali sia estive, continueranno a essere segnate da estremi più marcati: fiammate africane in periodi insospettabili, fasi di freddo più severo e precipitazioni a carattere intenso potrebbero rappresentare la nuova normalità. Occorre dunque prepararsi a un panorama climatico in costante trasformazione, in cui l’adattamento, la ricerca scientifica e la prevenzione diventano i pilastri per affrontare le sfide poste da un clima sempre più variabile.

 

In definitiva, l’inverno 2024-2025 sta mostrando quanto sia complesso interpretare l’evoluzione atmosferica in uno scenario di riscaldamento globale. Il nostro Paese dovrà fare i conti con periodi gelidi, ma anche con incrementi termici improvvisi; la Pianura Padana e la regione alpina potrebbero ritrovare la neve persa negli ultimi anni, mentre non mancheranno le spinte calde provenienti dall’Africa. Insomma, questo è e sarà il meteo estremo di cui vi parliamo da molto tempo.

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