Nel pieno delle ondate di calore africano che segnano sempre più frequentemente il meteo italiano, ROMA, MILANO e le altre grandi città italiane sono costrette a ripensarsi per sopravvivere ai nuovi estremi climatici. L’effetto isola di calore urbana colpisce con forza i quartieri cementificati, dove il caldo non dà tregua nemmeno di notte. Tuttavia, proprio dalle nostre due metropoli arrivano alcune delle risposte più promettenti in termini di architettura climatica e pianificazione resiliente.
Milano: dal bianco dei tetti alla foresta urbana
MILANO è da anni laboratorio di sperimentazione metropolitana climatica. Accanto all’utilizzo di coperture bianche per riflettere la radiazione solare, uno dei pilastri della nuova strategia urbana è Forestami, un progetto ambizioso promosso da Città metropolitana, Politecnico di Milano e Parco Nord. L’obiettivo è piantare tre milioni di alberi entro il 2030, trasformando la città in un ecosistema urbano capace di assorbire calore, trattenere acqua e migliorare la qualità dell’aria.
Forestami agisce sia nel centro cittadino, con filari nei viali storici e alberi nei cortili scolastici, sia nella cintura metropolitana, dove si sta creando una vera e propria rete verde connessa. I benefici non sono solo estetici: secondo le simulazioni, la temperatura media estiva nelle aree coinvolte potrà scendere anche di 2-3°C, con picchi maggiori nelle zone più esposte come Bovisa, Porta Romana e l’area di Rogoredo.
Roma: più alberi e ombra tra il cemento
ROMA affronta da tempo il problema dell’urbanizzazione caotica e della scarsa ventilazione nei quartieri periferici, dove l’effetto isola di calore è acuto. La risposta arriva con il piano “Cura Verde”, che punta a piantare centinaia di migliaia di nuovi alberi entro il prossimo decennio, con priorità per le zone più calde e urbanisticamente fragili, come Tor Bella Monaca, Corviale e Ponte di Nona.
Un altro fronte di intervento riguarda la sperimentazione di facciate vegetali e coperture verdi su edifici scolastici e pubblici, già in fase di test a San Lorenzo e Garbatella. Qui l’uso di vegetazione climatica mediterranea non solo raffresca, ma contribuisce anche alla riduzione delle polveri sottili.
I modelli internazionali che ispirano le città italiane
Le esperienze italiane guardano con attenzione a città pioniere della resilienza urbana climatica. A Singapore, ogni edificio di nuova costruzione deve includere verde verticale, tetti giardino e suolo permeabile. A Parigi, i cortili scolastici si sono trasformati in oasi urbane, capaci di ridurre fino a 4°C la temperatura del quartiere.
Anche Toronto e New York offrono spunti cruciali. La prima ha introdotto un regolamento che obbliga alla realizzazione di tetti verdi, la seconda ha distribuito vernice riflettente su migliaia di tetti pubblici, abbassando in pochi anni la temperatura in interi distretti.