(TEMPOITALIA.IT) Nel pieno di un’estate dominata dal caldo estremo, spostiamo l’attenzione già verso l’INVERNO 2025-2026, quando un possibile ritorno di La Niña potrebbe rivoluzionare lo scenario meteo anche in Italia. Dopo mesi di fase neutra ENSO, i più recenti aggiornamenti del NOAA e dell’International Research Institute mostrano segnali consistenti di un raffreddamento delle acque del Pacifico equatoriale centrale, con valori già prossimi ai limiti che definiscono formalmente il ritorno di La Niña.
Il legame invisibile tra Pacifico ed Europa: come La Niña influenza il nostro meteo
Quando il Pacifico tropicale centro-orientale si raffredda sotto la soglia di -0,5°C rispetto alla media climatologica, si attiva una risposta atmosferica su scala globale. La circolazione delle onde planetarie si modifica, e con essa anche la posizione del getto polare, che in inverno può ondulare più facilmente e favorire irruzioni artiche sull’Europa meridionale.
Per l’Italia, questo significa maggiore probabilità di incursioni fredde e nevose, in contrasto con le stagioni invernali recenti, spesso bloccate da anticicloni persistenti. Secondo i modelli stagionali, si profila un inizio 2026 più turbolento, con correnti artiche continentali dirette verso il Mediterraneo.
Scenari possibili: freddo al Nord, neve sugli Appennini, sorprese anche al Sud
Se il fenomeno di La Niña si consoliderà durante l’AUTUNNO, l’effetto più immediato potrebbe essere un indebolimento del vortice polare. Questo aprirebbe la strada alla formazione di blocchi anticiclonici sulla Scandinavia o sulla Russia europea, capaci di indirizzare masse d’aria fredda e instabile verso la penisola italiana.
Tra GENNAIO e FEBBRAIO 2026, i modelli a lungo termine GFS e ECMWF convergono su un possibile rafforzamento di questi scenari. Le conseguenze potrebbero includere:
Temperature sotto media soprattutto al Nord, con possibilità di neve anche in pianura, in particolare sulla Val Padana occidentale
Perturbazioni atlantiche più frequenti al Centro, che favorirebbero accumuli nevosi sull’Appennino centrale, soprattutto tra Toscana, Umbria e Abruzzo
Anche il Sud e le Isole Maggiori potrebbero sperimentare ondate di freddo anomalo, con nevicate fino a bassa quota durante eventuali incursioni artiche
Occhi puntati sul vortice polare e sui venti della stratosfera
Uno degli elementi da seguire con maggiore attenzione sarà il comportamento del vortice polare stratosferico, che tende a diventare più fragile in presenza di La Niña. Eventuali episodi di stratwarming (riscaldamenti improvvisi della stratosfera) potrebbero rompere la struttura del vortice, consentendo l’ingresso di aria gelida sull’Europa centrale e meridionale.
Gli indicatori cruciali da monitorare tra SETTEMBRE e OTTOBRE saranno: Le temperature stratosferiche a 30 hPa; la forza dei venti zonali a 60°N; l’andamento dell’indice AO (Arctic Oscillation), che in fase negativa aumenta la probabilità di irruzioni fredde verso l’Italia.
Riferimenti storici: quando La Niña portò freddo vero anche nel nostro Paese
Gli archivi climatici mostrano come inverni segnati da La Niña abbiano spesso coinciso con stagioni rigide e nevose sull’area mediterranea. L’inverno 2010-2011 è uno degli esempi più noti: freddo prolungato e nevicate anche sulle coste liguri, così come quello del 1999-2000, dominato da blocchi di aria gelida continentale e gelo diffuso fino alle aree pianeggianti del Centro-Nord.
Oltre il meteo: cosa cambierebbe con un inverno freddo dopo anni di stagnazione
Un ritorno di neve abbondante e di temperature sotto media potrebbe avere ripercussioni profonde su diversi settori. Il comparto energetico vedrebbe aumentare la domanda per il riscaldamento, con possibili picchi nella richiesta di gas naturale. Per i bacini idrici, invece, una stagione ricca di neve rappresenterebbe un’occasione importante per ricaricare le riserve estive.
Anche il turismo montano, messo a dura prova negli ultimi anni da inverni anemici e scarso innevamento, troverebbe in un ritorno della neve una boccata d’ossigeno reale. Località dell’Alto Adige, della Valle d’Aosta e dell’Appennino abruzzese potrebbero finalmente contare su innevamento naturale prolungato, migliorando la stagione sciistica. (TEMPOITALIA.IT)