Tra i tanti effetti del cambiamento climatico sul globo terrestre un posto di primo piano, purtroppo, lo conquista la siccità o, come soprattutto avviene in Italia, l’irregolarità delle precipitazioni. Sempre più spesso si registrano riduzioni di precipitazioni che vanno ad aggravare una situazione ambientale divenuta complicata, questo accade un po’ dappertutto nel nostro pianeta.
Anche l’Italia non fa eccezione e lo studio dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) lo conferma. Nell’ultima analisi effettuata la desertificazione avanza notevolmente in tre regioni: Abruzzo, Molise e Sicilia; mentre l’isola è sempre stata a rischio vista la scarsità di corsi d’acqua dolce esistenti, il territorio che comprende le altre due zone non ha mai rimandato alla mente paesaggi secchi, anzi il contrario, quando si pensa ad Abruzzo e Molise si immaginano boschi e vallate verdi.
È la certificazione che non si può più aspettare, bisogna intervenire in maniera immediata.
Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI, ha dichiarato – le ultime osservazioni fatte sul territorio nazionale evidenziano l’urgenza di contrastare la desertificazione, è necessario avviare un Piano Nazionale di Invasi medio-piccoli soprattutto nelle zone dove la mancanza di acqua è più evidente. Analizzando gli anni precedenti abbiamo notato che le precipitazioni sono nella media come quantità, però si concentrano in meno piogge con più volume d’acqua ognuna. Risulta quindi evidente la difficoltà di assorbimento da parte dei terreni -.
Le ricerche dell’EDO (European Drought Observatory) sulle tre regioni italiane interessate hanno portato a classificarle in zona rossa, in sostanza con un aumento pericoloso di siccità. Nel nostro Paese troviamo poi vaste zone arancioni in Piemonte, Umbria e Toscana. L’indicatore utilizzato dell’EDO verifica più fattori: la comparazione delle precipitazioni negli ultimi anni, la verifica del grado di umidità del suolo e la valutazione degli effetti della siccità sulla vegetazione.
La Sicilia desta più preoccupazione di tutte le altre zone, i bacini idrici della maggiore isola italiana registrano un volume totale pari a poco più della metà della loro capacità complessiva. Al momento risulta occupato il 50,66% del loro potenziale, dato che conferma la decrescita costante rilevata nel decennio in corso.
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