Ciò che stiamo vivendo rappresenta una vera e propria follia meteo, un susseguirsi di eventi climatici anomali che non coinvolgono soltanto Italia ma si estendono anche ad altre parti del globo. Se ci soffermiamo sul contesto del nostro Stato, notiamo come le temperature abbiano subito un’impennata straordinaria: da giorni, i valori termici raggiungono e superano i 20 °C, quando invece dovremmo trovarci nel periodo più freddo dell’anno. In Sicilia, ad esempio, si registrano picchi di 25 °C, un dato incredibile se consideriamo che siamo ancora a gennaio, precisamente alla fine di gennaio, quando cadono i famosi “giorni della Merla”, spesso noti per essere i più freddi del calendario.
È opportuno sottolineare che tali condizioni meteo così anomale non riguardano soltanto il caldo fuori stagione. La mattina di martedì 28, infatti, violenti temporali in stile estivo hanno interessato le Alpi Lombarde, rievocando fenomeni tipici di un clima tardo-primaverile più che invernale. Un evento meteo minore è stato preceduto, nella giornata di domenica, da ulteriori precipitazioni temporalesche. Tali accadimenti testimoniano quanto i contrasti termici tra l’aria oceanica fresca e quella calda proveniente dal Mar Mediterraneo siano oggi estremamente accentuati, creando un vero e proprio paradosso climatico.
Molti si chiedono come sia possibile che, in pieno inverno, il meteo italiano si mostri così clemente dal punto di vista delle temperature in alcune regioni, mentre in altre zone del pianeta si sperimentano ondate di freddo eccezionali. Non bisogna dimenticare che l’emisfero settentrionale si trova comunque in inverno, pertanto, anche se in alcune aree come l’Italia si osservano veri e propri picchi di calore, in altre regioni del mondo dominano rigide ondate di gelo. È cronaca recente il fatto che la neve abbia imbiancato località notoriamente a clima tropicale, un elemento ulteriore che conferma la dinamicità estrema delle condizioni meteo globali.
Resta fondamentale continuare a monitorare i potenziali rischi di ulteriori ondate di freddo intenso. L’odierna “primavera anticipata” non deve trarre in inganno: la stagione invernale non è terminata, e i modelli di previsione a medio e lungo termine suggeriscono che possano verificarsi oscillazioni improvvise, con il ritorno di masse d’aria fredda capaci di apportare un significativo calo dei valori termici su gran parte dell’Italia. L’inverno è lungi dal concludersi, e il quadro meteo potrebbe cambiare repentinamente, riportando su alcune regioni un clima coerente con il periodo in cui ci troviamo.
La presenza di aria calda sul Mar Mediterraneo, a contatto con correnti atlantiche più fresche, genera forti contrasti di temperatura, fattore che contribuisce allo sviluppo di fenomeni temporaleschi violenti, talvolta simili a quelli estivi. Questa peculiarità non si limita soltanto alle zone costiere, ma può coinvolgere anche aree interne e persino fasce montuose, come dimostrano i recenti temporali sulle Alpi Lombarde. Tale quadro meteo è oltremodo anomalo per il mese di gennaio, e testimonia un’eccezionale variabilità climatica che potrebbe accentuarsi ulteriormente nelle prossime settimane.
Con questi contrasti termici, con quello che succede, impulsi di aria fredda e quella umida, potrebbero essere all’origine di tempeste di neve di rara entità, specie nei rilievi alpini, forse appenninici. Come si possono fare previsioni meteo attendibili in un meteo così caotico? Quel che voglio dire è che ci possiamo attendere il peggio o niente.
Per comprendere meglio le ragioni di questa spiccata instabilità, occorre menzionare fenomeni globali come il VORTICE POLARE, lo STRATWARMING, lo SPLIT DEL VORTICE POLARE e il GELO SIBERIANO. Questi fattori giocano un ruolo decisivo nel ridistribuire le masse d’aria fredda e calda sull’emisfero settentrionale, influenzando le traiettorie delle perturbazioni. Un VORTICE POLARE stabile, ad esempio, tende a confinare l’aria gelida in prossimità del Polo Nord, limitando le irruzioni fredde verso latitudini più basse. Di contro, un SPLIT DEL VORTICE POLARE o un evento di STRATWARMING possono provocare l’innesco di correnti artiche che si spingono verso zone più meridionali, generando ondate di gelo inattese. In questo scenario, la dinamicità dell’atmosfera risulta massima: basti pensare che, mentre alcune parti d’Europa sono investite da aria tiepida, altre ricevono masse d’aria artica, con possibili precipitazioni nevose fin sulle coste.
Secondo i modelli matematici stagionali, la situazione meteo delle prossime settimane continuerà a essere caratterizzata da una forte variabilità. Si prevede che il mese di febbraio possa presentare ulteriori anomalie termiche, con temperature spesso al di sopra della media su molte aree dell’Europa e, in particolare, sull’Italia. Nel contempo, l’arrivo di impulsi freddi non è da escludere, e quando tali masse d’aria più gelida si scontreranno con le correnti calde, si potrebbero verificare fenomeni temporaleschi di notevole intensità. Non è raro, infatti, che l’incontro tra masse d’aria di diversa origine termica generi piogge torrenziali, grandinate o perfino nevicate eccezionali.
La prospettiva di un mese di febbraio con valori termici elevati alimenta la possibilità di un avvio di primavera anticipato o comunque di una transizione stagionale caratterizzata da estremi meteo. Molti esperti del clima rilevano, inoltre, che questa tendenza al sopra media termica potrebbe protrarsi sino a marzo 2025, e addirittura influire in parte anche su aprile e forse maggio. Ciò significa che l’Italia e altre regioni d’Europa potrebbero affrontare un periodo prolungato di clima anomalo, con importanti ripercussioni sull’agricoltura.
Quando si parla di meteo, non è sufficiente soffermarsi soltanto sulle temperature, ma occorre considerare la complessità di un sistema che comprende circolazione atmosf,erica correnti oceaniche e fattori geografici. Gli ultimi anni hanno mostrato un incremento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi, come alluvioni, ondate di caldo torrido o periodi di siccità prolungata. L’eccezionale caldo di questo periodo in Italia e i violenti temporali invernali ne sono soltanto un esempio. L’innalzamento costante delle temperature può accentuare l’evaporazione, fornendo ulteriore energia ai sistemi temporaleschi e perturbazioni, i quali diventano più intensi e imprevedibili.
Se febbraio dovesse realmente portare valori termici superiori alla norma, il conseguente stress sul sistema climatico potrebbe generare nuovi contrasti. Un veloce arrivo di masse d’aria fredda, anche di origine polare o siberiana, potrebbe determinare nevicate di portata storica, in particolare se l’aria gelida si scontrerà con un Mar Mediterraneo ancora caldo. Non vanno trascurati i possibili effetti di un improvviso SPLIT DEL VORTICE POLARE, che potrebbe incanalare correnti artiche verso latitudini insolite. Questo scenario meteo estremo può tradursi in episodi di forte gelo – improvviso – anche sulle nostre regioni, includendo la possibilità di GELO SIBERIANO che, seppur meno probabile, non è da escludere in modo categorico.
Il caos meteo che stiamo sperimentando è il risultato di molteplici fattori, tra cui cambiamenti climatici di origine antropica e fluttuazioni naturali dell’atmosfera. Prevedere con certezza l’andamento dei prossimi mesi non è semplice, ma la maggior parte dei modelli climatici concorda su un probabile proseguimento dell’anomalia termica. Questo quadro previsionale indica che le stagioni intermedie potrebbero essere caratterizzate da una forte variabilità meteo, dove si alterneranno fasi miti a improvvisi e bruschi raffreddamenti.
È essenziale, in questo contesto, prepararsi alle possibili conseguenze di tali anomalie meteo. Chi studia il meteo e i suoi processi, come i climatologi e i meteorologi, si trova di fronte alla sfida di interpretare e divulgare correttamente i dati. Se è vero che la fine di gennaio ha portato valori termici primaverili, non bisogna sottovalutare la possibilità di una rapida discesa di masse d’aria più fredde. A livello globale, la presenza di neve in aree tropicali dimostra quanto l’atmosfera sia attualmente soggetta a variazioni improvvise. Il Mar Mediterraneo, con le sue acque calde, funge da serbatoio di energia per le perturbazioni che si formano e transitano sull’Europa meridionale, aumentando la probabilità di fenomeni intensi.
I modelli meteo a lungo termine evidenziano anche per marzo 2025 la possibilità di un clima fuori dalla media, con valori termici spesso più alti del consueto su vasta parte dell’Europa e sull’Italia. Questa tendenza, secondo alcune elaborazioni, potrebbe estendersi fino ad aprile e persino maggio, offrendo scenari di forte variabilità. Ma sarà proprio così, alla fine? Lo dico perché soprattutto aprile e maggio negli ultimi anni sono stati i mesi con le minori anomalie verso il caldo.