Nell’emisfero settentrionale, la copertura nevosa ha raggiunto livelli record, un fenomeno che esercita un impatto significativo sul clima globale. Questo evento straordinario influenza il bilancio energetico terrestre, alterando l’albedo, ossia la capacità della superficie terrestre di riflettere i raggi solari. Una maggiore presenza di neve riduce l’assorbimento di calore, favorendo un abbassamento delle temperature medie, soprattutto nei mesi invernali.
L’effetto della neve sulla riflessione solare si accompagna a dinamiche meteorologiche globali di grande rilievo, tra cui il recente cambiamento della Quasi-Biennial Oscillation (QBO). Questa oscillazione atmosferica, che regola il flusso dei venti nella stratosfera, ha recentemente invertito la direzione delle correnti, passando da ovest a est. Un evento che, insieme alla Madden-Julian Oscillation (MJO) intensa, sta contribuendo a fenomeni di meteo estremo su scala globale.
Meteo estremo e oscillazioni atmosferiche: MJO e QBO
La MJO, che regola le precipitazioni tropicali e influenza la corrente a getto, si sta combinando con una fase orientale della QBO, destabilizzando il Vortice Polare. Questo provoca anomalie climatiche significative, con nevicate eccezionali, ondate di gelo o piogge torrenziali. In Europa, tali interazioni possono portare a inverni caratterizzati da episodi di freddo intenso e precipitazioni nevose abbondanti, seguiti in estate da temporali violenti o ondate di calore.
In aree come l’Asia centrale, la neve si estende in modo più uniforme rispetto all’Europa occidentale, dove la Corrente del Golfo mitiga le condizioni climatiche. Tuttavia, l’effetto combinato di QBO e MJO accentua la probabilità di eventi estremi, alterando il comportamento delle alte pressioni e delle perturbazioni atlantiche.
Copertura nevosa in aumento: previsioni per i prossimi mesi
Il mese di dicembre, sebbene già segnato da una copertura nevosa significativa, non rappresenta il culmine di questo fenomeno. Le proiezioni per gennaio indicano un’ulteriore espansione della neve, intensificando l’effetto albedo. Questo potrebbe tradursi in un abbassamento delle temperature più marcato rispetto all’inverno precedente.
In particolare, vaste aree della Russia europea, della Scandinavia e del Nord Europa potrebbero registrare nevicate consistenti, accompagnate da temperature inferiori alla media stagionale. Anche l’Italia potrebbe risentire di queste dinamiche, con il rischio di irruzioni di aria fredda che potrebbero generare nevicate eccezionali.
Le alte pressioni persistenti in Europa occidentale stanno deviando le perturbazioni atlantiche verso il Nord Europa, favorendo l’accumulo di neve. Tuttavia, quando queste correnti si spingono verso sud, possono causare episodi nevosi in regioni normalmente meno esposte, come il Centro Italia e parte del Sud Italia.
Il ruolo del cambiamento climatico e le anomalie termiche
Nonostante il freddo intenso previsto per gennaio, i modelli stagionali continuano a indicare temperature leggermente superiori alla norma (+0,5-1°C). Questo valore, seppur modesto, riflette l’influenza del cambiamento climatico in atto. Tuttavia, l’anomala configurazione atmosferica di quest’anno potrebbe temporaneamente invertire questa tendenza, portando a condizioni più rigide rispetto all’inizio del 2024.
La percezione comune considera più affidabili le previsioni relative a episodi di caldo anomalo, ma eventi come quello attuale dimostrano che i modelli possono altrettanto efficacemente prevedere ondate di freddo e anomalie invernali. In questo contesto, le proiezioni per il resto dell’inverno indicano un aumento della probabilità di meteo estremo, sia in termini di nevicate eccezionali che di precipitazioni intense.