C’è un attimo, magari appena svegli, in cui alzi lo sguardo e il cielo non è più blu. Non è grigio, nemmeno piovoso. È opaco, spento, come se fosse stato filtrato da un vetro polveroso. Quel velo sospeso nell’aria non è smog, né nebbia. È sabbia del Sahara, portata fin sopra l’ITALIA da venti caldi e potenti che attraversano il MEDITERRANEO senza incontrare ostacoli. Un fenomeno meteo che, fino a qualche decennio fa, si registrava sporadicamente e destava stupore. Oggi invece è diventato una presenza frequente, a tratti inquietante, nel panorama atmosferico italiano.
Non è solo un’anomalia curiosa. È un problema concreto
La sabbia in sospensione non è solo un dettaglio meteo, ma una minaccia reale per la salute e per gli equilibri ambientali. Quando questi pulviscoli — noti come PM10 naturali — si accumulano nell’aria, penetrano nei bronchi con la stessa facilità delle polveri sottili da traffico urbano. E in certi giorni superano addirittura i limiti di sicurezza stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per i soggetti fragili, per chi soffre d’asma, bronchiti, allergie o patologie respiratorie croniche, l’arrivo di una nube sahariana può significare difficoltà a respirare, affaticamento, crisi respiratorie. Ma anche chi è sano percepisce fastidio: bruciore agli occhi, gola secca, senso di pesantezza.
Il paesaggio cambia: visivamente e fisicamente
La sabbia si deposita ovunque: sui vetri, sulle automobili, sui balconi, nei polmoni. Ma anche sul fotovoltaico, che perde efficienza, e sui campi coltivati, che assorbono il pulviscolo con l’acqua piovana e vedono alterare la qualità del suolo. Le superfici diventano rosate, i paesaggi sembrano coperti da un filtro ocra, come se la luce stessa fosse contaminata.
E poi c’è il cielo. Non è più sereno, non è più limpido. È lattiginoso, quasi surreale, con una luce diffusa ma spenta, che rende irriconoscibili anche le ore del giorno. Un tramonto non è più arancione, ma bruno. L’alba non è chiara, ma velata. È il deserto che si insinua nel nostro quotidiano, senza clamore, ma con costanza.
La sabbia modifica il meteo, e anche il clima
Dal punto di vista atmosferico, la presenza della sabbia influenza la radiazione solare, la diffusione del calore, la formazione delle nuvole. Alcuni meteorologi hanno osservato che, durante gli episodi più intensi, si possono registrare alterazioni nel regime delle piogge, con perturbazioni che si disgregano o si indeboliscono a causa delle particelle sospese. In pratica, la sabbia sahariana può bloccare la pioggia, accentuando periodi di siccità già critici.
E il quadro generale è ancora più ampio. Questo trasporto continuo di polveri africane è favorito da correnti subtropicali sempre più forti, da un Mediterraneo più caldo del normale e dalla desertificazione progressiva del Sahara stesso, che oggi è più instabile e vulnerabile, pronto a sollevare sabbia al minimo impulso e a trascinarla per centinaia di chilometri verso l’Europa.